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CABELLA LIGURE (AL)
e-mail: info@autolineevalborbera.it
PEC: autolineevalborbera@pec.it
con sede a Cabella Ligure, prosegue l’attività intrapresa dall’antecedente Ditta Tambutto Daniele, operante nella Valle Borbera fin dal 1920 e con Amministratore unico il Geom. Giovanni Tambutto.
Attualmente l’Autolinee Val Borbera gestisce la linea extraurbana Cabella Ligure – Arquata – Novi Ligure con diramazioni ed è, inoltre, titolare di n° 5 licenze da noleggio.
Il parco automezzi risulta essere costituito da:
8 autobus di linea
5 autopullmann Gran Turismo
2 autovetture N.C.C. 9 posti compreso conducente.
La percorrenza annua del servizio di linea Cabella Ligure – Arquata
– Novi Ligure con diramazioni è di circa km. 343.000. Nel corso dell’anno 2003 l’azienda ha raggiunto la Certificazione di Qualità ISO 9001:2000.
Nel corso dell’anno 2010 l’azienda ha evoluto la Certificazione di Qualità in ISO 9001:2008.
Nell’ambito delle strategie dell’azienda ulteriori obiettivi sono il
continuo rinnovo del parco autobus, indirizzato alla tutela degli utenti
delle fasce deboli (trasporto disabili) ed alla protezione dell’ambiente (mezzi poco inquinanti).
Dall’anno 2000 è in Associazione Temporanea di Impresa (A.T.I.) con altre
12 aziende esercenti Servizio di Linee T.P.L. nella Provincia di Alessandria, con
le quali vengono sviluppati diversi progetti quali l’utilizzo del biodiesel (miglioramento impatto ambientale - riduzione emissioni
inquinanti e contenimento effetto serra), progetti di formazione del personale (metodologie di guida, il rapporto con
l’utenza e riforma del T.P.L.) ecc..
Dal mese di Settembre 2009 l’A.T.I. si è trasformata in Società Consortile Alessandrina Trasporti a r.l. che nell'agosto
2010 ha vinto l’appalto per l’affidamento del Servizio di Trasporto Pubblico Locale nel bacino Provinciale di Alessandria per
il periodo 2010 – 2016.
tratto dal libro
(...) Da Albera partiva la diligenza, trainata da quattro cavalli, e raggiungeva
Serravalle effettuando una sosta a Persi per il cambio dei cavalli, ormai
stanchi. Il tratto da Cabella ad Albera avveniva su di un baroccio tirato
da due cavalli, percorrendo una strada tracciata sul greto del Borbera.
Nel 1922, qualcosa cambiò veramente per Cabella e tutta la vallata. Ebbe
inizio un regolare servizio di corriera. La prima corriera? Una BL 18 della
FIAT, a venti posti. Il primo autista? Mario Vignati, milanese. Con due
partenze al giorno, una alle cinque del mattino e l’altra alle quattordici
del pomeriggio, la corriera raggiungeva la stazione ferroviaria di Serravalle,
sbrigando anche il servizio postale. Tanto all’andata quanto al ritorno,
faceva sosta ad ogni Ufficio Postale: all’andata ritirava la posta da spedire
e al ritorno depositava quella da distribuire nei paesi. Il servizio postale
è continuato fino al 1978.
In estate i bambini aspettavano a frotte, sul ponte della Liassa, la regolare
fermata della corriera e ne approfittavano per salirvi e scendere poi davanti
al garage, compiendo un breve viaggio attraverso la piazza. Ne erano felicissimi.
Come ci si accontentava di poco!
In seguito il servizio si estese anche alla stazione di Arquata e le corriere
aumentarono via via di numero e di qualità: più grandi, più comode, più
veloci e meno rumorose. Da ricordare la SPA, le Ceirano e, come vetture
che servivano specialmente per il trasporto degli ammalati, la 502, la
507 e la Balilla a tre marce, tutte della FIAT.
Promotore dell’autolinea “Valle Borbera”, che serve da settantasei anni
con impegno la valle, è stato Daniele Tambutto, mio padre, inizialmente
con alcuni soci, poi da solo, contro tutte le difficoltà che gli sorgevano
intorno e che riuscì sempre a superare grazie al suo eccezionale temperamento
di grande equilibrio. Quell’equilibrio, alimentato dalla Fede, che non
gli venne mai meno, neppure durante la guerra, quando...
Era passato da poco l'infausto 8 Settembre 1943: l’Italia era nel caos,
la dominazione tedesca si faceva ogni giorno più arrogante. In un bel pomeriggio
di sole, si fermò davanti al garage una camionetta militare dalla quale
scesero due ufficiali tedeschi. Col cuore in gola, apersi loro la porta;
mio fratello Giovanni era militare e potevano recare qualche notizia funesta!
Uno di loro parlava francese. Non dimenticherò mai le sue parole, scandite
lentamente perché non me ne sfuggisse nemmeno una: «Nous avons besoin deux
autobus» ed intanto mi mostrò il decreto di requisizione che portava i
dati dei due autobus migliori perché di recente acquisto: i due Mediolanum
della casa Bianchi. Poi proseguì: «Demain matin a six heures, sur la Place
de la Gare - Alessandria», con due autisti che avrebbero seguito le sorti
dei due autobus; non poteva dire di più.
Il decreto, naturalmente, conteneva le penalità a cui mio padre sarebbe
andato incontro in caso di inadempienza. «Vous avez compris?», ripeté più
volte. Poi richiesero una firma e ripartirono. Credo non ci voglia molta
immaginazione per capire in quale stato d’animo ci lasciò quella visita
anche se, tutto sommato, c’era ancora da ringraziare: non si trattava di
mio fratello!
Passato lo sbigottimento, si riunirono gli autisti per decidere chi sarebbe
partito. Non c'era davvero tempo da perdere! Giuseppe Sartirana era il
più anziano, cinquantacinque anni, ma viste le circostanze offrì tutta
la sua collaborazione e si mise a completa disposizione insieme a Paolo
Burrone, che lasciava a casa moglie e due figlie piccole. Giuseppe era
stato combattente durante la Prima Guerra Mondiale, quindi collaudato...
Partirono impassibili, come per un normale servizio di linea.
Questi due meravigliosi autisti furono dopo poco tempo sostituiti, presso
i tedeschi, da Vittorio Sartirana e Fiorindo Borghello, che avendo lasciato
l’esercito dopo l’8 settembre, avrebbero comunque dovuto essere in servizio
militare.
I due autobus facevano la spola per il trasporto dei militari tedeschi
da Noceto (PR) o da Vigevano (PV), fino a Cassino dove si era stabilito
il fronte di guerra. Viaggiavano di notte, in colonna e a fari spenti,
ma venivano spesso intercettati dagli aerei inglesi che li mitragliavano
dopo aver lanciato i “bengala” per illuminare la strada a giorno. Quando
accadeva questo, sia gli autisti che i soldati si rifugiavano nei fossati
al margine della strada. Non solo: durante il lungo percorso venivano spesso
attaccati dalle formazioni partigiane.
Nella primavera del 1945, mentre la guerra volgeva al termine, Fiorindo,
fu ferito ad un braccio da una sparatoria partigiana e venne ricoverato
all’ospedale di Parma in fin di vita, non tanto per la gravità della ferita,
quanto per il molto sangue che aveva perduto.Infatti un cappellano, viste
le sue condizioni, ritenne opportuno impartirgli l’olio santo, o l’estrema
unzione, il sacramento dei moribondi. Fiorindo non rivide più il suo pullman
perché quando fu dimesso dall’ospedale i Tedeschi erano già in fuga verso
il Brennero e non lo ritrovammo mai. Anche Vittorio riuscì a raggiungere
Cabella sano e salvo; l’autobus che lui guidava fu ritrovato a Milano e
toccò a Fiorindo, che conosceva bene la città, andare a riprenderlo insieme
a mio fratello. Il mezzo tornò a casa e riprese servizio sulla linea, senza
cambiare la verniciatura mimetica. Giuseppe riprese a guidarla con gioia
e la corriera mimetizzata, guidata sempre e solo da Giuseppe, fu chiamata
“Giuseppina”. Con la Giuseppina e le vecchie Ceirano che il meccanico Paolo
Burrone sapeva mantenere efficienti, si riprese il lavoro. Mio padre non
era più solo: mio fratello era al suo fianco. I quattro autisti, che con
i due autobus requisiti avevano preso parte alla guerra rimasero presso
la ditta Tambutto fino al pensionamento. Soltanto Fiorindo è ancora in
vita ed ha raggiunto la rispettabile età di novanta anni, ma ricorda ancora
con chiarezza le vicende vissute al servizio dei Tedeschi.
Il servizio di linea si estese a Novi e per un certo periodo anche ad
Alessandria, Tortona e Genova. Oltre ai pullman di linea entrarono in servizio
i pullman “gran turismo” per soddisfare il desiderio di viaggiare che si
era risvegliato nel dopoguerra.
A Novi l’industria dell’acciaio “Italsider” diede lavoro a molti operai
della valle e fu istituito per loro un servizio apposito. Si riaccese nelle
famiglie l’amore per l’istruzione ed aumentarono gli studenti diretti alle
scuole di Novi, che offrivano ed offrono tuttora, molte possibilità di
scelta; anche per gli studenti si istituirono servizi appropriati.
Bisogna tenere in considerazione che le auto private sono aumentate a
dismisura perché offrono maggior comodità, ma le corriere azzurre percorrono
sempre la valle a servizio dei pochi che non hanno l’auto o non guidano
più, sempre precise nell’orario e guidate da bravi autisti, capaci e consapevoli
delle loro responsabilità. Gli anni sono passati e vicino a mio fratello
c’è il figlio Daniele che, a parere mio e di molti, porta con il nome anche
le buone qualità del nonno."
tratto dal libro "Tra storia e ricordi gli ultimi 100 anni di Cabella (1898-1998)"
di Carlo Bronzini e Piera Tambutto Masulli.